Istruzione
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 31
Questa razza che per aver eredato dagli atavi un blasone, un tarlato diploma e nient'altro spesso, non vuol essere confusa col popolo... Ma che – non vi son diplomo o blasoni che tengano, messeri rodomonti, ci vuol ben altro a tenersi su ai dì nostri... ci vuole la forza; è la forza che prevale a tutto. Orsù dunque, uomini nobilitata da pergamene, se vi sentite forti provatevi a resistermi; ecco io vi sfido, io vi getterò il fango sul viso, io vi cuoprirò d'obbrobrio; vedrò quanto valete e di che forza sieno questi vostri titoli famosi.
pp. 75-76
Tornando a noi, Guantino non aveva degenerato dal padre; gli aveva sortito dalla natura un animo generoso e grande – fin da giovinotto fu inviato a Genova a studiarvi il trivium ed il quattrivium e ad apprendervi l'arte militare che poi a quei tempi – prevaleva sopra ogni altra disciplina. Egli superò in tutto i suoi compagni - tant'è veniva da tutti portato ad esempio - e si meritò l'amore e la considerazione delle primarie famiglie genovesi tra cui, in particolar modo quella dei Doria e dei Malaspina. Da costoro fu armato cavaliere e ammesso a prender parte alle incessanti rappresaglie che si facevano le due rivali repubbliche Genova e Pisa. [...] I suoi concittadini furono solleciti a presentargli i più sinceri attestati di stima, ad ammetterlo nei Consigli della Comune – ad elevarvelo al dignitoso grado di Podestà; ed egli perito qual era in così fatti negozi, lo si vide amministrare con una saggezza e bontà non comune, spesse volte disponendo del suo avere per il benessere della patria.
p. 85
Aveva servito da prima come Paggio presso il gentiluomo Branca Doria, poi come Scudiero d'onore, titolo che si procacciava con lungo e disaggioso noviziato e che il giovinetto Catoni si aveva ben meritato; mancava solo di venir fregiato del Cingolo militare e degli Speroni d'oro – che era quanto dire: armarlo cavaliere e a cui i Doria in quella occasione si era proposto innalzare.
pp. 107-108
Quando fu fatto grandicello, Niccolò venne inviato a Genova per studiarvi le lettere e per ornarsi di quelle virtù, che non dovevano, a que' tempi, andar disgiunte da ogni ben nato giovinetto. Ivi il fanciullo crebbe fra la moltitudine d'arditi e valorosi giovani e fra quel moto bellicoso della superba Repubblica – bramosa mai sempre d'allargare i suoi dominii e di coprirsi di gloria. Onde fu dato modo al giovinetto di formarsi un cuore generoso ed un animo forte e grande. Infatti egli fu riputato degno di esser ammesso alla Scuola nautica cotanto rinomata e in cui per singolar suo merito, ottenne il grado di Sottomastro di nave. Tant'è, Genova ammirando in lui un ardito nocchiero e voloroso capitano, lo addottò più volte sull'Oriente in quelle frequenti guerriglie, che si facevano le rivali Reppubbliche. […] I concittadini lo ammisero subito nel Consiglio Generale della Comune e lo nominarono Capitano delle Milizie. A lui furono affidate le cure più gravi, in lui la patria confidava ogni suo brillante avvenire.
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
p. 15
Madre e figlia si erano date con assiduità al lavoro. Esse davano opera alla lana e al lino, e tessevano tele candidissime, tovaglie e tovaglioli a scacchi, a rabeschi; drappi lani di molle ordito per gonne e farsetti da femmine, ed albagi crudi, serrati e pilosi per vesti da uomini. Sicchè, sedevano tutto il giorno al telaio, all'ago, all'aspo.