Leggende
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
pp. 16-17
In Sardegna – ove sono vini squisiti e prelibati quanto ogni bel paese d'Italia – qualche volta si fa abuso di questo nettare affascinante; ciò avviene d'ordinario nelle feste e a ben pochi; anzi a nostra gloria bisogna dire che il malaccorto adoratore di Bacco viene dai noi beffato senza misericordia – anche dagli stessi suoi amici e compaesani. Accanto a questa turba s'inoltrava altra folla di popolani avviati alla chiesetta. Erano mesti nel viso e abbattuti, e sembravano le anime di Dante quando cantavano il miserere a verso a verso. Ognuno d'essi aveva un cereo e la corona in mani e incedeva biascicando orazioni; alcuni erano scalzi e a capo scoperto con la prolissa chioma sparsa di cenere, altri si trascinavano, anzi orrore la vista d'un uomo, il quale, con gli occhi bendati e con le spalle nude, si flagellava miseramente con una taglientissima disciplina versando il sangue in gran copia.... Erano tutti fedeli che compivano un voto promesso al miracoloso Santo... Miserabile ma pur fedele immagine di quel secolo!
p. 29
Ella era così brutta nel viso che l'avresti ben detta fidanzata di Balzebù.
p. 51
Nel mezzo campeggiava dipinta una vaga ninfa degna figlia di Marte, la quale scendeva dall'Olimpo, fulminando saette contro un gruppo di mori che le sottostavano carponi e intenti a proditoriamente incendiare alcune tende. Ella aveva gli occhi neri neri e vivaci, la chioma sparsa neghitosamente all'aura, le vesti brune e raccolte in un ampio nodo sulle ginocchia; agli omeri appeso il turcasso - l'arco in mani nell'atto di ferire.
pp. 53-54
Appena colei se ne andrà ai Campi Elisi, tu sarai da me sposata... E' vero che il nostro maritaggio farà ridere un po' la gente – già, poiché quando si va a nozze ai sessantacinque per i settant'anni!... sfido io, se v'è da ridere.
p. 69
Per Bacco! Se ci sono... reclami il nappo; voglio subito andare da quella strega, che vuole sempre morire - ma che non lascia un sol giorno di mangiare del pane come che sia inferigno e nero.