Istruzione
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 56
- Ebbene, vuoi studiare? - chiese astutamente il mugnaio.
- Sì.
- Ah, bravo! - disse il signor Carboni, - tu vuoi studiare? ti farai prete?
- Ancora no.
- Avvocato? - chiese il mugnaio.
- Sì.
- Diavolo! Diavolo! Lo dicevo io che ha gli occhi vivi! Vuol farsi avvocato il piccolo topo!
p. 58
Ed un frate veniva dal convento, ed insegnava a leggere e scrivere al piccolo abbandonato, che voleva studiare per mettersi in viaggio alla ricerca di sua madre.
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Le scuole erano all'altra estremità di Nuoro, in un convento circondato da orti melanconici; la classe di Anania, al pianterreno, guardava sulla strada solitaria; molta polvere copriva le pareti, la cattedra del maestro sembrava rosicchiata dai topi; macchie d'inchiostro, incisioni e graffiti, nomi che parevano geroglifici, decoravano i banchi.
p. 59
Anania provò una vera delusione nel veder comparire, invece del maestro descrittogli da Bustianeddu, una maestra vestita in costume, piccola e pallida, con due baffetti neri sul labbro superiore come li aveva anche zia Tatàna.
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Dopo la maestrina dai baffi venne la volta del maestro che pareva un gallo; poi d'un vecchio maestro tabaccone che additando l'isola di Spitzberg diceva piangendo: «qui fu imprigionato Silvio Pellico»; poi di un piccolo maestro dalla testa rotonda, pallido, molto allegro, che si suicidò.