Limiti
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 8
Infrangeva crudelmente i più sagrosanti diritti che natura abbia concesso all'uomo - considerava i suoi vassalli come vili strumenti della gleba, a cui, senza posa, dovevano attendere per solo suo bene. Alla sua comparsa si confondeva ogni pudica fanciulla, fuggiva tremante e si raccoglieva sul vicino boschetto, simile a tortorella insidiata dallo sparviero... A lui infelice vassallo, se mai nel giardino d'amore avesse colto una primaticcia rosa, sollecito la presenta; perchè egli per primo ne assorba tutto il verginal profumo!... Inallora correvano que' tempi barbari del Feudalesimo; i tempi degli orribili delitti, delle scellerataggini e delle più atroci vendette! Que' secoli nei quali agiva incontrastata l'iniquità del potere – ove riputavasi legge il talento; virtù, la forza brutale dell'individuo!
pp. 8-9
E la Sardegna, questa terra mai sempre contrariata da nemica stella, doveva pur essa una volta, abbassare il capo a si iniquo governo. Essa, venuta in potere delle due Repubbliche di Genova e di Pisa, che l'avevano conquistata, cacciandone definitivamente i mori, era stata suddivisa in quattro Giudìcati, a capo dei quali stavano dei Regoli o Giudici, che a nome di quelle, v'amministravano la giustizia, e con ogni empietà, v'esercitavano il vassallaggio.
pp. 16-17
In Sardegna – ove sono vini squisiti e prelibati quanto ogni bel paese d'Italia – qualche volta si fa abuso di questo nettare affascinante; ciò avviene d'ordinario nelle feste e a ben pochi; anzi a nostra gloria bisogna dire che il malaccorto adoratore di Bacco viene dai noi beffato senza misericordia – anche dagli stessi suoi amici e compaesani. Accanto a questa turba s'inoltrava altra folla di popolani avviati alla chiesetta. Erano mesti nel viso e abbattuti, e sembravano le anime di Dante quando cantavano il miserere a verso a verso. Ognuno d'essi aveva un cereo e la corona in mani e incedeva biascicando orazioni; alcuni erano scalzi e a capo scoperto con la prolissa chioma sparsa di cenere, altri si trascinavano, anzi orrore la vista d'un uomo, il quale, con gli occhi bendati e con le spalle nude, si flagellava miseramente con una taglientissima disciplina versando il sangue in gran copia.... Erano tutti fedeli che compivano un voto promesso al miracoloso Santo... Miserabile ma pur fedele immagine di quel secolo!
pp. 25-26
Per la campagna si odono i buoi a muggire, i cavalli a nitrire, i corvi a gracchiare, e un susurro di voci d'animali impauriti che si cacciavano ne' loro covacci. Ma non basta – il sole ormai vedersi tutto nero, sembra una palla di bronzo sospesa nell'aria senza luce ne calore; il cielo è foschissimo come notte tempestosa; vi vede qualche stella che manda un bagliore sanguigno e rende più terribile la scena; la terra è immersa in profonda oscurità, un penoso incubo gravita su tutti gli animi, avresti detto fosse il finimondo e che or ora incominciasse lo sfrascelo universale. Succedeva un ecclisse. A que' tempi d'ignoranza epperò di superstizione, gli ecclissi, le comete e tutti i fenomeni della natura, venivano considerati come furieri di calamità.
La bella di Osilo
Marcello Cossu
p. 23
E la Sardegna, questa terra mai sempre contrariata da nemica stella, doveva pur essa una volta abbassare il capo a sì iniquo governo.