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Flora e fauna

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico

Marcello Cossu

p. 7
Da un angolo remoto della campagna si era levato improvvisamente una nube di polvere, la quale sperdendosi tutt'intorno, avea lasciato vedere nel mezzo, un vivo luccicare di spade  e di morioni e di brunite armature. - Già si udiva un confuso scalpitio di cavalli mossi a gran carriera, e alcunche d'aspro e di formidabile, che si avvicinava visibilmente alla comun meta, con terrore manifesto di tutti gli spettatori.

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p. 8
Infrangeva crudelmente i più sagrosanti diritti che natura abbia concesso all'uomo - considerava i suoi vassalli come vili strumenti della gleba, a cui, senza posa, dovevano attendere per solo suo bene. Alla sua comparsa si confondeva ogni pudica fanciulla, fuggiva tremante e si raccoglieva sul vicino boschetto, simile a tortorella insidiata dallo sparviero... A lui infelice vassallo, se mai nel giardino d'amore avesse colto una primaticcia rosa, sollecito la presenta; perchè egli per primo ne assorba tutto il verginal profumo!... Inallora correvano que' tempi barbari del Feudalesimo; i tempi degli orribili delitti, delle scellerataggini e delle più atroci vendette! Que' secoli nei quali agiva incontrastata l'iniquità del potere – ove riputavasi legge il talento; virtù, la forza brutale dell'individuo!

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p. 10
Quel sobborgo si spiegava dolcemente sopra un magnifico tappeto di verzura: esso era disposto a forma di anfiteatro, e con la sua torre che spiccava in alto fra i caseggiati, e con gli alberi e i giardinetti che lo frastagliavano, faceva un bellissimo vedere. Era il sobborgo di Salvenero, il quale sorgeva un tempo nelle circostanze di quell'antica città cartaginese distrutta dai Vandali, che fu Plubium e che ora si chiama Ploaghe. Scendendo da questo villaggio vedonsi tuttogiorno gli avanzi del sobborgo accanto ad un antica chiesa abaziale ed ai ruderi di un monastero.

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pp. 12-13
Inallora Salvenero era stupendo a vedere. La giornata aveva seguito a farsi sempre più splendida; il sole percorreva fulgido e raggiante l'ampia distesa del firmamanto; il sobborgo sembrava un gran padiglione di luce vagamente intersecato da cupe ombre d'alberi e da vivacissimi colori. Vedevi le case addobbate con molta cura, e dai balconi di esse, svolazzare drappi e festoni di gran valore. Le vie sparse di fiori e di mirti, ondeggiare dal frenetico brulichio dei terrazzani. Sullo spianato della chiesa disposto in semicerchio, si spiegava uno stuolo di trabacche, di panche e di panconi, che non terminavano più. Qui erano accovacciati alla rinfusa i mercadanti e i rivendugli d'ogni genere di cose. Quà i Milesi che vendevano i loro frutti dorati  e la classica varnaccia - i Bosani, la loro peloponnesa malvagia; qui, cerusici con medicinali confezioni efficacissime a qualunque malanno; colà, un giullare, costà un saltibanco che fanno strabiliare la gente co' melodiosi preludi del liuto – col canto d'una patetica romanza, o con mille spiritosità di buffonate.

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p. 13
Pure, il cortese lettore lascerà al mio desiderio patriotico di farne qui una qualunque cicalata.

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