Enrico Costa
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
p. 271
Credi forse che il pianto e la rassegnazione della tradita del Campidano non pesino sulla coscienza sociale quanto l'ira e la vendetta della tradita di Gallura?
p. 277
Ugone III, re di Arborea, riuscì a sedurre la serva di casa, balia di suo figlio Mariano IV; dalla quale ebbe un altro figlio, che fu poi un celebre poeta sardo (sui falsi d'Arborea).
pp. 283-284
La nobiltà sarda, poi, è in genere una delle più modeste; essa non può vantare imprese guerresche... quando imprese guerresche poche vanta la Sardegna, costretta sempre a baciare lo staffile di cento padroni. L'origine della nobiltà, più che premio al valore, fu prodigalità di politica spahìgnolesca, per affermazione di dominio. Si volle con diplomi e privilegi lusingare la nostra vanità, solo per soffocare nel nostro cuore il sentimento nazionale. E dobbiamo in gran parte a codesta nobiltà la perdita di quell'indipendenza, che per oltre un secolo mantennero gloriosamente i regoli d'Arborea. Ben spesso, è vero, la concessione delle nobiltà fu dovuta a generoso impulso di monarchi, che seppero con saggezza sfruttare la vanità di molti ambiziosi, a solo vantaggio dell'isola nostra. Carlo V concesse privilegi e diplomi ad uccisori di pirati africani; ond'è che per venire fregiati di un titolo di nobiltà, gli aspiranti si videro costretti a correre le spiaggie col fucile in ispalla, andando a caccia di mori, come oggi si va a caccia di merli; - e i mori intanto diminuivano, come i nuovi cavalieri aumentavano. Vittorio Emanuele I, nel 1806, concedeva la nobiltà progressiva ai piantatori di quattromila ulivi, minacciando la galera a chi ne atterrava uno; ond'è che la Sardegna, in meno di un secolo, si vide arricchita di migliaia di ulivi e di migliaia di cavalieri. Che più? Quasi in ogni tempo i governi abbisognavano di danari per far la guerra, o per difendersi dagli aggressori; e la Spagna e il Piemonte chiedevano danaro ai sardi, offrendo loro in cambio dei diplomi di nobiltà a buon mercato; ond'è che i nobili uscivano dall'oscurità, come gli scudi entravano nelle regie casse di Barcellona o di Torino. Il numero dei titolati si moltiplicò come le cavallette, e diede motivo a mormorazioni ed a proteste nel Parlamento del 1698, convocato sotto Carlo II; in cui si osò rappresentare, che la nobiltà sarda perdeva di prestigio per due ragioni: e perché si concedeva ai villici ricchi, che non sapevano mantenerla con decoro e perché se ne facilitava l'acquisto col tenue prezzo della vendita. I monarchi spagnuoli e sabaudi elevarono il prezzo dei diplomi... ma le richieste, invece di diminuire, crebbero oltremodo, stanteché la vanità umana è assai più grande della misericordia di Dio!
p. 284
i>Congiolargiu.
p. 285
Verso la metà del secolo XV una gran parte dei nobili dell'isola, e specialmente di Sassari , erano commercianti e tenevano bottega di merci.