Enrico Costa
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
p. 221
E' riuscito a comprare una bella casetta, nella piazza de su pilloni.
p. 226
Un vero nido d'amore, formato di candidi merletti, di garze trasparenti e di tendine cilestri a frangie d'oro [...] Le coperte erano di raso celeste a stelline d'argento. Un bianco cortinaggio a padiglione, tempestato di farfalline d'oro chiudeva come in una candida nube quel talamo nuziale che pareva uscito dalle schiume del mare.
p. 227
Le ombre si addensavano sulla terra, e la luna, nel suo primo quarto, tracciava nell'azzurro del cielo come una falce d'argento, che gettava una luce azzurrognola sulla natura dormente.
p. 237
Nei matrimoni del campidano, l'uomo è d'ordinario obbligato a fornire la nuda casa, il cui acquisto è frutto di lunghi risparmi: fino a formare la somma necessaria, che varia in media dalle duemila alle cinquecento lire. La sposa, dal suo canto (quando ne ha!) è tenuta a fornire tutto quanto nella casa abbisogna, cominciando dalle più costose masserizie, e terminando nei chiodi per appendere i quadri, i canestri, gli spiedi ecc. Dalla casa della famiglia della sposa partono tre, cinque, dieci carri a buoi – adorni di frasche, di fiori, di banderuole – destinati al trasporto delle diverse masserizie. Questa processione dei carri, eseguita con una certa pompa solenne, forma la parte più caratteristica del corteggio nuziale. Quando non sia una povera (come nel caso di Filomena) all'acquisto ed al trasporto del corredo devono pensare i parenti della sposa, e nel linguaggio del campidano suol dirsi: portai s'azzivimentu. E' d'ordinario uno o due giorni prima degli sponsali che i carri devono sfilare in bell'ordine e ciò per dare tempo a collocare i mobili e tutto il necessario nella casa dello sposo. Nel primo carro, per esempio, viene collocato il telaio, la conocchia, il fuso e simili. Nel secondo il letto, i materassi e le lenzuola. In altro la macina, a cui tien dietro l'asinello, carico di fiocchi e di fiori, come fosse anch'esso uno sposo; in altro il tavolo da fare il pane; e poi la biancheria, le vesti della sposa, le piramidi delle sedie; e poi la biancheria di cucina; insomma, chi più ne ha più ne mette! Per ricevere e mettere a posto i diversi oggetti, non appena i carri arrivano alla casa, vengono incaricati i parenti dello sposo. Alla sposa non è permesso di oltrepassare la soglia della casa maritale, se non nel giorno in cui ve la condurrà lo sposo, dopo la benedizione. E' facile comprendere quanto i parenti della sposa tengano ad esporre al pubblico tutto quel ben di Dio, disposto su d'una dozzina di carri, adorni di frasche, fiori, bandiere e non so che altro. Nei tempi andati queste cerimonie erano più accurate e sontuose che non lo siano al presente; e non di rado i carri erano preceduti da una schiera di fanciulle e giovanotti, incaricati di recare a mano gli oggetti più fragili e preziosi.
p. 241
Per gli sponsali – come per gli altri costumi della Sardegna – il Bresciani ha voluto dimostrare che ci vengono direttamente dall'Oriente.