Enrico Costa
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
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Rosa fissava l'azzurrissimo cielo, inquadrato fra i quattro muri del cortile.
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Sempre colla berretta a tre spicchi e colla sottana nera a bottoni rossi, egli si recava di qua e di là, dall'una all'altra camera, mostrandosi impaziente, preoccupato.
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Nell'altro il ricco cespo di rose che, dall'angolo del muro, allungava i suoi rami carichi di bottoncini, quasi volesse spiare nell'interno della camera.[...] Finiva, nondimeno, per chiudersi nel suo studiolo, dove il mandorlo, la maggiorana e il rosmarino del cortile versavano soavissimi profumi.
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Le sue guancie divennero di scarlatto, e continuò a stirare le camicie, senza pur rispondere una parola.
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Rosa era rossa come bragia: Carlino pallido come i fiori del mandorlo.