Enrico Costa
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
p. 124
Carlino parlava delle attribuzioni dell'arciprete, dell'arcidiacono, dell'arcicantore, dell'arciaccolito, del decano, del preposto, dell'altarista, del tesoriere, del cantore. Era addentro nelle sette ore canoniche, composte di salmi, cantici, inni, lezioni, versetti.
p. 126
Molte volte Carlino, in cucina, amava narrar le fole o qualche episodio della storia romana antica. Parlava della virtuosa Lucrezia, della madre dei Gracchi, di Virginia svenata dal padre.
p. 126
Non mancano i discoli che gridano dietro alla squadra: cro! Cro! Alludendo ai corvi, perché vestiamo di nero.
p. 128
Il cortile – in cui facevano bella mostra un grosso mandorlo ed un grosso melograno – era animato da una popolazione di galline, d'anitre, di colombi e di conigli; i quali facevano corona ad un cavallo campagnolo e ad un asinello macinatore. Ad essi si deve aggiungere la popolazione fluttuante dei gatti di donna Clara e dei cani di Don Antonico. [...] il pigolìo dei pulcini, il chicchirichì dei galli, e il nitrito del cavallo.
p. 134
I maccheroni di Cabras, a Oristano prendevano forma di belle lettere: la larva diventava farfalla.