Enrico Costa
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
p. 107
Donna Mariangiola, la secondogenita, aveva le stesse debolezze della madre in fatto di religione: sapeva a memoria la storia di tutti i santi e sante, tutte le vigilie comandate, tutte le feste, i tridui, le ottave, le novene, le quarantore; insomma tutta l'aritmetica religiosa cattolica. Lo stesso canonico poteva da lei prender lezione.
p. 112
La si trovava di frequente sul ballatoio, sbocconcellando pane, per gettarne qualche pezzetto nel sottostante cortile; e prendeva gusto a vedere i pulcini correre, pigolando, ed azzuffarsi per disputarselo.
p. 114
i>Piscadori de pagellu,/piscamì una murena;/po ti amai, gravellu,/sa vida passu in pena.
p. 114
i>Tres limonis, tres limas,/tres arangius cun frori;/piscandi a chini istimas/già chi ses piscadori.
pp. 114-115
Era davvero ammirabile quella servetta, tutta bellezza e tutta grazia, col fazzoletto color albicocca, che dava risalto ad un viso di madonnina dagli occhioni neri, contornato da capelli copiosi e nerissimi! E più di tutto sorprendeva quella taglia elegante, quelle braccia ben tornite, e quelle mani morbide e dalle dita affusolate e bianche come neve! [...] 5e poi la cucina, e il suo bigio asinello girare attorno alla macina.