Enrico Costa
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
p. 87
Ha la bella Villa Eleonora, che il signor Vandalino Casu apre a chi vuol visitarla, insieme al suo cuore di gentiluomo, alla sua vernaccia di Solarussa, e alla collezione dei suoi busti di terra cotta.
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Quella pianura immensa, interminabile, che continua per tanti e tanti chilometri all'intorno.
p. 88
Quelle forosette che stanno sulla soglia delle porte, vestite in un costume originale, le quali ti saettano con certi occhioni neri a mandorla, e ti mostrano fra labbra tumide una mezza dossina di denti bianchissimi, che spiccano sopra un bel visino greco. [...] quel cielo caldo, d'un azzurro pallido che si fonde nel color d'oro e d'arancio sbiadito, di cui sempre si tinge l'orizzonte, e che nella fusione produce delle mezze tinte di un verde pallidissimo dorato.
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La lunga linea della città, che veduta da lontano (specialmente dalla parte di Silì) prende una tinta violacea.
p. 89
Qualche cosa che rattrista in terra: l'immobilità degli stagni.