Enrico Costa
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
p. 78
La mattina del giorno seguente, designata alla partenza, la casa di zio Antonio Maria era assediata da tutte le comari e dagli amici del vicinato; i quali erano venuti a salutare la loro giovine compagna, colla quale avevano passato la parte migliore della vista. Fu una dimostrazione veramente affettuosa e cordiale, senza un'ombra d'invidia e di malignità, come sa farla quella buona gente nata nel contado, lontana dalle ipocrisie e dalle false virtù del gran mondo, ed ignara di ciò che è convenienza, etichetta, complimento.
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Le tre fanciulle, così care e belloccie, avevano sulla testa il lungo fazzoletto nero; e quel lutto le faceva maggiormente spiccare in mezzo alla folla.
pp. 81-82
Cagliari ha ancora i suoi quartieri di Villanova e di Sant'Avendrace, dove conserva il colore locale antico, in grazia ad un avanzo di rigattieri e pescatori che vi abitano; Sassari ha i suoi rioni di San Donato e di Sant'Apollinare, dove regna tuttora il rudere del vecchio zappatore; Ozieri non si è ancora totalmente emancipata dall'influenza dell'antica classe dei così detti principali, che già si ribellarono all'arbitrio e alla prepotenza dei nobilucci feudatari; Nuoro, città, conserva la maggior parte della Nuoro villaggio, abitata da uomini fieri del proprio costume montagnolo; il cittadino della nuova Tempio non ha deposto completamente i suoi modi violenti, né il suo berretto frigio piegato in avanti, né la sua cacciatora alla corsa; il popolano di Bosa, l'ebreo errante della Sardegna, ha sempre fatto e continua a far guerra al cappello di feltro; Iglesias ha ancora cittadini colle fedine alla portoghese e il mezzo tubo in testa; Alghero non si è ancora liberata del suo contadino inviolabile che ingombra i crocicchi: sarda semente sfuggita al reale decreto che ripopolava di catalani la bella città isolana. Ed Oristano, ancor essa, ha tuttora i suoi cittadini scalzi e sbarbati, che non rinunziano alla mastrucca, al fazzoletto sul berretto, ad ai capelli a treccia annodati sulla fronte.
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Fra tutte le città sarde, nessuna certamente ha conservato un tipo speciale come Oristano. Si riscontra tuttora in essa il carattere che aveva due o tre secoli fa, tanto nella topografia e nel genere di fabbricati, quanto nel tipo, negli usi, costumi e foggie di vestire della popolazione.
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Potenza d'uomini di genio, o speciali condizioni di rivolgimenti politici o sociali ci vogliono, perché si riesca ad imporre ad un paese nuove riforme negli usi e nelle abitudini, come la Toscana, patria di Dante, ci ha imposto per lingua il suo dialetto; e come la Francia, madre delle galanterie, ci ha imposto per mode le sue stranezze.