Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Poi si afflosciava sulla sedia; mani invisibili lo sorreggevano, lo portavano via, fuori dalla cucina, disteso con i piedi in avanti, come si portano i morti.
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Circondata da quel fumo bianco, che si apriva al suo passaggio, si ritirò cautamente per evitare di vedersi riflessa nello specchio, scese al piano terreno senza nemmeno sfiorare gli scalini, senza toccare la ringhiera.
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Lo spettro si scrollava e spalancava i grandi occhi grigi.
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Lei fuggì via, volando, rapida come il pensiero, seguita dalla scia di fumo bianco e da un bisbiglio di voci simile a un fruscio di foglie secche.
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Lo spettro si scrollava e spalancava i grandi occhi grigi, la guardava come quand’era vivo e diceva con voce chiara: «Fate in modo che le mie ultime volontà siano rispettate: è tutto spiegato nel testamento».