Giuseppe Desś
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 34
Piangeva per se stessa e per lui, per l’anima nuda di Francesco Fulgheri, e recitò mentalmente la preghiera dei defunti.
p. 35
Lei mise la candela in mezzo alla tavola su di una pentola rovesciata, scodellò la minestra e tutti e due, dopo essersi segnati, si sedettero a mangiare la zuppa di formaggio e finocchi.
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Lei mise la candela in mezzo alla tavola su di una pentola rovesciata, scodellò la minestra e tutti e due, dopo essersi segnati, si sedettero a mangiare la zuppa di formaggio e finocchi.
p. 37
Ora giaceva sui ciottoli del torrente secco, tra i cespugli di oleandro coperti di polvere; e si ricordò di un’altra credenza di Norbio, secondo la quale quando uno muore, gli spiriti entrano nella casa del morto e dei suoi parenti ed amici per raccogliere e portar via i brandelli della sua anima che, come bioccoli di lana, sono rimasti impigliati agli oggetti o tra i capelli delle donne.
p. 37
Col sonno, l’idea degli spiriti cominciò a prender forma: erano una nebbia bianca che passava attraverso le fessure delle porte chiuse, attraverso le commessure del pavimento di legno del piano superiore e, come fumo, invadeva tutta la casa di Don Francesco Fulgheri; e lei, attraverso quel fumo lattiginoso ma trasparente, vedeva gli oggetti.