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autori

Giuseppe Dessì

opere

Il disertore

Paese d'ombre

Giuseppe Dessì

Milano, Mondadori, 1972

Paese d'ombre

Giuseppe Dessì

p. 323
Tra il fogliame s’intravedevano le locomotive e i piroscafi neri e rossi attraccati nella darsena accanto alle imbarcazioni a vela dalla poppa rotonda, quasi appoggiata alla banchina sulla quale si affaccendavano i facchini. […] La via Roma era stipata di gente che non si capiva bene dove andasse, cosa facesse in quell’ora afosa, mentre il sole, nascosto dietro cumuli di nuvole, le accendeva di giallo, rosso, arancione, verde, turchino.

colori, gente

p. 323
A Cagliari, sotto l’ampia tettoia della stazione furono circondati da un nugolo di piccioccus de crobi, i piccoli facchini cagliaritani, scalzi, vestiti di stracci e vispi come passeri, con le loro gialle corbule di giunco, sempre pronti a trasportare qualsiasi merce per pochi centesimi.

colori, costumi, lingua

p. 323
Francesco era in divisa e Angelo indossava lo spolverino di tela grigia che lo avrebbe riparato dalla polvere.

colori

p. 323
Montarono sul tram a cavalli stracarico di gente sudata e impaziente, fiaccata dallo scirocco che portava, attraverso il mare, il fiato ardente del deserto africano. […] La via Roma era stipata di gente che non si capiva bene dove andasse, cosa facesse in quel’ora afosa, mentre il sole, nascosto dietro cumuli di nuvole, le accendeva di giallo, rosso, arancione, verde, turchino.

colori, gente

p. 324
Cagliari era diversa dal resto dell’isola. Fin dai tempi antichi, era stata la roccaforte dei dominatori e la sua popolazione eterogenea, fatta di un miscuglio di razze, teneva in dispregio chiunque venisse dal contado. Anche Angelo, quando arrivava a Cagliari, si sentiva paesano e, come tutti i paesani, provava un senso di inferiorità.

contatti con altri paesi, gente

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