Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Il sole era appena sorto dalle cupe montagne del Linas e illuminava d’una luce polverosa, radente, i muri e i tetti delle case strette le une alle altre.
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Sulla facciata gli scolatoi nerastri delle gronde, balconi trasformati in ripostiglio, cesti sfondati, biancheria stesa.
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Dalla strada che imboccarono Felice e Antonietta preceduti dai bambini, si vedeva il verde pallido dei fichidindia e quello cupo delle montagne, oltre le quali Norbio e la vasta pianura del Campidano.
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ldquo;Poi videro il carro, tirato da due pariglie, e il grande carico di sughero bruno, oltre la siepe. […] «Ehi, compare Giuseppe!» gridò Felice «ce lo date un passaggio per Norbio?» e ad Antonietta, a bassa voce: «Sei fortunata, è Giuseppe Lisca, un amico mio»&rdquo
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laquo;Ehi, compare Giuseppe!» gridò Felice «ce lo date un passaggio per Norbio?» e ad Antonietta, a bassa voce: «Sei fortunata, è Giuseppe Lisca, un amico mio»