Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 303
La miniera di Bugerru, di proprietà della società francese Malfidano, si trovava accanto al paese omonimo, popolato da ottomila abitanti, poverissimi, che non praticavano alcun lavoro tranne quello di trasportare con i loro malconci battelli il minerale grezzo fino alla vicina isola di San Pietro, il cui porticciuolo permetteva l’attracco delle navi da carico che trasportavano il minerale in Francia.
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Il salario era scarso come ovunque, i minatori erano tenuti anche a procurarsi l’olio per l’illuminazione della galleria durante il lavoro e dovevano acquistare i generi di prima necessità nelle botteghe gestite dalla Società mineraria, che praticava prezzi superiori a quelli del Continente. […] La miniera di Bugerru, di proprietà della società francese Malfidano, si trovava accanto al paese omonimo, popolato da ottomila abitanti, poverissimi, che non praticavano alcun lavoro tranne quello di trasportare con i loro malconci battelli il minerale grezzo fino alla vicina isola di San Pietro, il cui porticciuolo permetteva l’attracco delle navi da carico che trasportavano il minerale in Francia.
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Partì a piedi con la sua munciglia dove c’era tutto ciò che possedeva, il suo bagaglio di emigrato: un buon rasoio da barba, un pennello di setole, e una scatola di sapone.
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Tra i «signori», Angelo e Francesco erano le persone che stimava di più; eppure la condizione dei minatori del Sulcis li lasciava indifferenti ed era chiaro che lo sciopero, per quanto causato da ragioni valide ed evidenti, non aveva la loro approvazione.
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Sante Follesa partì da Norbio nella tarda mattinata di quel 3 settembre 1904 subito dopo aver lasciato Francesco Fulgheri e Angelo Uras.