Giuseppe Desś
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 298
Francesco lo salutò portando la mano alla visiera, poi, la grande campana della torre pisana lasciò cadere i suoi rintocchi sul paese silenzioso.
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Immaginò quella gola palpitante, segnata di vene azzurrine.
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Angelo Uras era ancora lì, seduto in cucina beveva vino bianco in compagnia di un giovane dai baffi biondi e ben curati.
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Ora nella strada c’era più gente. Tentava di calmare il cavallo, quando si trovò la strada sbarrata da una piccola folla che andava litaniando dietro al vice parroco e alla croce processionale. Per un attimo, Francesco tentò di frenare, mentre la folla fatta di persone pratiche e poco fiduciose, data una sbirciata al di sopra della spalla, come a un ordine si aprì e lasciò in mezzo alla strada solo il prete e il chierichetto. Alcuni si segnarono invocando, senza molta convinzione, Gesù e Maria.
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Aveva la faccia rosea, capelli biondi e fini spartiti in mezzo alla testa e baffi arricciolati