Giuseppe Desś
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
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ldquo;Immergeva nell’acqua due sole dita e con un movimento continuo e ritmato provocava una specie di zampillo che cadeva davanti ai suoi piedi disegnando sull’ammattonato fantastici arabeschi. Tutte le donne di casa, padrone o serve, in tempo d’estate, facevano quell’operazione che pareva un gioco, tutte, tranne Margherita, la quale si escludeva da ciò che non era strettamente indispensabile e severamente razionale&rdquo
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ldquo;Alludeva alle corse acrobatiche in cui i cavalieri fanno la verticale e con un’abile capriola si rimettono in piedi sul cavallo lanciato al galoppo&rdquo
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Aveva le palpebre rosse, delicate, con lunghe ciglia che tremavano impercettibilmente, grandi occhi femminei e le orecchie puntate in avanti, fin e vellutate.
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Rapido gli mise il feltro giallo e la sella.
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ldquo;Ora nella strada c’era più gente. Tentava di calmare il cavallo, quando si trovò la strada sbarrata da una piccola folla che andava litaniando dietro al vice parroco e alla croce processionale. Per un attimo, Francesco tentò di frenare, mentre la folla fatta di persone pratiche e poco fiduciose, data una sbirciata al di sopra della spalla, come a un ordine si aprì e lasciò in mezzo alla strada solo il prete e il chierichetto. Alcuni si segnarono invocando, senza molta convinzione, Gesù e Maria&rdquo