Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Non sapeva ancora cosa avrebbe potuto fare, come sindaco, ma si sentiva già la gente di Norbio stretta attorno.
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Aveva il viso sempre arrossato e si faceva la barba di rado a causa di una irritazione della pelle, così che i peli bianchi e ispidi gli davano l’aspetto di un uomo malato.
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Era un ometto sulla cinquantina, magro, con i capelli bianchi e le sopracciglia folte e nerissime che formavano una sola riga dritta sopra gli occhietti piccoli e pungenti. Aveva il viso sempre arrossato e si faceva la barba di rado a causa di una irritazione della pelle, così che i peli bianchi e ispidi gli davano l’aspetto di un uomo malato.
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Erano sbarbati e vestiti a festa, con i loro abiti scuri e la camicia bianca senza colletto e portavano in tasca la lista
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Egrave; il «bau de se madixedda», «guado della cutrettola», benché quando il torrente è in piena, nemmeno un branco di tori riuscirebbe a guardarlo in quel punto.