Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 274
Al pastore veniva sequestrato il gregge o il cavallo, al contadino il carro e i buoi, e il cortile interno del municipio era ingombro di masserizie di povera gente. […] Forse il brigantaggio non fu altro che una rivalsa delle comparse che cercarono, per un momento, di mettersi al posto degli attori i quali, imperterriti, recitavano accademicamente la parte che si erano attribuita sul palcoscenico di Roma. A Norbio, una delle attività più importanti dell’amministrazione era quella fiscale: l’esattore aveva sempre un gran da fare a sequestrare. I non abbienti non avrebbero dovuto pagare le tasse, ma ilfocatico, cioè la tassa di famiglia, non ammetteva esenzioni, così anche i poveri e sopratutto gli operai che lavoravano nelle miniere dell’Iglesiente, erano tassati.
pp. 274-275
Quando il mandato del sindaco Ciriaco Spano fu sul punto di scadere, i prinzipales, grossi proprietari terrieri del paese, strizzarono l’occhio.
p. 274
Dimenticava le cifre, ma non la sostanza, e riconosceva nel piccolo mondo di Norbio lo stesso malgoverno dell’Italia tutta.
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Dl resto tutta l’Italia appariva come un paese di poveri, destinati a far da comparsa in un grande dramma storico. Dopo la fiammata del Risorgimento, era cominciata l’Italia istituzionalizzata dei prefetti e dei generali, l’Italia della tassa sul macinato e di Dogali, che possedeva soltanto di nome indipendenza, unità e libertà, e nelle sterili polemiche tra Destra e Sinistra si delineava già l’inetta classe dirigente che doveva accompagnarla verso la Grande Guerra e il fascismo.
pp. 274-275
Quando il mandato del sindaco Ciriaco Spano fu sul punto di scadere, i prinzipales, grossi proprietari terrieri del paese, strizzarono l’occhio.