Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 266
ldquo;Era consuetudine che alla fine della trebbiatura il padrone offrisse un rustico pranzo nei campi per festeggiare l’avvenimento, e tutti vi partecipavano&rdquo
p. 267
ldquo;Angelo vuotò lentamente il bicchiere che aveva in mano, mentre le donne servivano croccanti di mandorle e zucchero bruciato&rdquo
p. 271
Il senatore disse che Angelo apparteneva alla classe «destinata a salire»
p. 272
Mai come durante quelle traversate notturne si sentiva solo, con un’accorata pietà per se stesso, per la sua gente, per la sua Isola, per il piccolo mondo ben noto, dal quale si allontanava ogni minuto di più. I suoi paesani, contadini e pastori, dormivano per terra nei corridoi o sul ponte. Lasciavano l’Isola attratti da chissà quale illusorio miraggi.
p. 272
C’erano dei gruppi di nuoresi con i loro giubbetti rossi sotto la casacca. Si tenevano con le braccia su le spalle e accompagnavano col bore-bore il tempo, mentre il «baritono» intonava a voce spiegata le quartine.