Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Disse che gli invidiava la possibilità di andarsene nel Continente, di viaggiare, di conoscere finalmente l’Italia, di cui avevano tanto sentito parlare e avevano letto sui libri.
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In soli tre anni, Francesco avrebbe conseguito il grado di tenente, frequentando un ambiente molto più sano di quello borghese delle città del Nord.
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Il senatore insisteva sul fatto che non doveva restare a Norbio «tra i contadini e i bovari».
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Con la creazione forzata della proprietà dovuta alla legge delle chiudende e la conseguente decadenza dei Monti granatici, ai poveri non restava altro che rivolgersi agli usurai, che la fecero da padroni in tutti i paesi dell’Isola, favoriti anche dalla disastrosa crisi bancaria.
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ldquo;Attilia e Potenzia erano inoltre fattucchiere, brujas, come si dice ancor oggi, professione assai redditizia in un paese superstizioso: facevano «fatture», combinavano matrimoni con filtri magici, predicevano l’avvenire e davano consigli a chiunque chiedesse, per cui erano sempre informate in anticipo di quanto avveniva nel paese, comprese le bardane che Luca Cabeddu e i suoi accoliti continuavano a fare, spostandosi spesso in paesi lontani. Sia Attilia che Potenzia erano fedeli custodi di tutti i segreti di Norbio. Sapevano che il silenzio era la condizione necessaria a mantenere il proprio prestigio e a conservare la fiducia&rdquo