Giuseppe Desś
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 249
Aveva gli stessi occhi della zia Olivia e i denti bianchi e piccoli. Finse di volerle mordere il collo e rise facendo scuotere le sue treccine legate in cima con due nastrini, uno verde e uno rosso, contro il malocchio.
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Efisina aveva sedici anni, il petto fiorente e un viso magro e bruno da saracena, in cui facevano spicco le sopracciglia dall’arco sui grandi occhi scuri.
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ldquo;Poi recitava le preghiere della notte, che erano preghiere tradizionali, ma erano anche un colloquio con se stessa"
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ldquo;«A Cabidanni», pensò, ricordandosi che lei stessa diceva che a settembre succedono le cose importanti&rdquo
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laquo;Hai sognato bene o male?» «Male, figlio mio; ho visto un mucchio d’oro e tanti sacchi pieni di monete …» «Beh?» fece Angelo meravigliato. «Lo sai cosa vuol dire vedere oro in sogno,» disse lei a fior di labbra «vuol dire il contrario, vuol dire povertà.» Ma subito aggiunse «I sogni non significano nulla»