Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 244
I medici non pronunciavano mai il nome della malattia, benché fin dai tempi più antichi le fosse stato dato un nome, che rimane immutato anche nei trattati: cancer.
pp. 245-246
Queste gite in campagna le giovavano più di qualsiasi medicina, perché la distraevano dal pensiero fisso del male e la riportavano al tempo della giovinezza, quando il marito se la prendeva in groppa o sul carro e lei si univa alle giornaliere che zappavano o scerbavano e si sentiva giovane, forte, resistente al vento e alla pioggia e, col suo cappuccio di sacco che le riparava a malapena la testa e le spalle, andava in cerca di cardi selvatici di cui era ghiotta.
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ldquo;Tuttavia si alzava presto al mattino, prendeva una tazza di migiurato, come sempre, e cominciava a sfaccendare"
p. 245
Tuttavia si alzava presto al mattino, prendeva una tazza di migiurato, come sempre, e cominciava a sfaccendare.
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laquo;Sono queste che mi guariscono» asseriva lei convinta. Alla bambina insegnava a riconoscerle, a coglierle senza pungersi, a mondarle. Le insegnava anche il nome degli alberi, e in che mese dell’anno fioriscono, in che mese matura il frutto&rdquo