Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Lei diceva papà, non babbo come gli altri, parendole più moderno e sopratutto più «signorile»
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laquo;Vado alla Scuola Militare di Modena».
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Tornarono dal fiume le ragazze, portando sulle ceste grandi mazzi di menta peperita e di timo, l’acuto profumo e il loro cicaleccio. […] Gli ammalati avevano mostrato un netto miglioramento, e un vecchio capraro gli aveva detto che l’invernata sembrava proprio buona: le capre figliavano ed erano gonfie di latte.
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Si versò da bere, sorseggiando lentamente il forte vino rosso leggermente amaro, poi guardò i figli a uno a uno e chiese se c’erano novità.
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laquo;Fu al tempo della legge delle chiudende. Loru il vecchio, approfittando della confusione, andò lì con una decina d’uomini e in una giornata “chiuse” la terra con un muretto di sassi.» «E voi lo lasciaste fare?» chiesero in coro i ragazzi. «Ci avvertirono in ritardo. Tirato su il muro, non c’era più niente da fare. Quei muretti erano sacri, difesi dalla legge.»