Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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ldquo;Gli innesti si sarebbero fatti soltanto in primavera&rdquo
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Per quanto il lavoro dei sardi procedesse lentamente, quel mattino nel bosco diradato c’erano già diverse carbonaie fumanti.
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Il dottor Tommaso Fulgheri, conte di Nepomuceno, non aveva mai usato il suo titolo nobiliare, come non lo aveva usato suo fratello, non per modestia, ma per quello spirito polemico e battagliero che aveva fatto di Don Francesco un «grande peccatore», secondo il canonico Masala, un rivoluzionario, secondo le autorità governative piemontesi, le quali, pur ospitando per calcolo politico i fuoriusciti degli altri stati italiani, non erano meno severi degli austriaci con i liberali di casa propria.
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La professione di medico gli permetteva di vivere senza ostentazione in mezzo alla gente umile, che lo ripagava con una stima incondizionata, quale forse non aveva mai goduto nemmeno il focoso Don Francesco, e distingueva fra lui e i «signori»
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A quei tempi, la selvaggina era tanta che, in qualsiasi strada di campagna, bastava scendere da cavallo e inoltrarsi di pochi passi nella brughiera per levare stormi di pernici, o attraversare un canneto per sparare a una beccaccia.