Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Le lacrime gli inondavano il viso e lui non si curava nemmeno di asciugarle, mentre passeggiava con le mani in tasca per il vialetto di sicomori.
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Maria Cristina era avvolta nei pannolini e coperta da un lembo dello scialletto rosso a maglie larghe ch’era stato di Valentina. […] Camminava sulla ghiaia bianca pestando i piedi senza ragione, con quella goffaggine che hanno gli uomini quando tengono in braccio un bambino.
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Le condizioni dell’economia sarda e la politica isolana attraversavano un brutto momento e non sarebbe stato facile ottenere un prestito. La «guerra delle tariffe» con la Francia aveva interrotto le esportazioni in questo paese, e diversi istituti bancari erano falliti.
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Clamoroso fu il fallimento del Credito Agricolo Industriale Sardo e della Cassa di Risparmio di Cagliari. Le prime voci sfavorevoli si diffusero nel febbraio del 1887, e per quanto l’«Avvenire di Sardegna» cercasse di rassicurare l’opinione pubblica, ogni tentativo in questo senso si rivelò inutile: le agenzie periferiche e la sede cagliaritana vennero prese d’assalto, e dopo pochi giorni le operazioni furono sospese.
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Anche il signor Manno seguiva gli avvenimenti, e proprio quel giorno era tornato in diligenza da Cagliari, dove si erano verificati grandi disordini causati dallo scontento della popolazione, e raccontò come un delegato della Pubblica Sicurezza, dopo che dall’alto dei bastioni erano stati lanciati sassi sui soldati che cercavano di sbarrare ai dimostranti la via della Prefettura, avesse ordinato alla truppa di aprire il fuoco su la folla, e un giovane operaio era stato colpito. Nei giorni seguenti si seppe che il giovane era morto di tetano.