Giuseppe Desś
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 207
Nel tratto di strada che dalla chiesa porta al cimitero si levarono, a cantare l’Avemaria, le voci bianche e velate delle donne. […] Valentina era stata messa dentro la terra color tabacco che aveva accolto pochi mesi prima zio Raimondo Collu.
p. 207
Nel tratto di strada che dalla chiesa porta al cimitero si levarono, a cantare l’Avemaria, le voci bianche e velate delle donne.
pp. 207-208
Fino a poco prima mezzo paese gli era sfilato davanti, aveva dovuto stringere centinaia di mani, ascoltare centinaia di volte la frase sempre uguale: «La rivedremo in paradiso», alla quale rispondeva mordendosi a sangue le labbra.
p. 207
La gente si era raccolta sul fiume e nei cortili delle case vicine, risalì il greto sassoso, sbucò dai vicoli e dai cancelli e cominciò a scorrere lenta per la discesa. […] Quella folla eterogenea e compatta offriva a Valentina l’ultimo tributo d’affetto; esprimeva la propria solidarietà alla disperazione di Angelo con un senso di silenziosa ribellione e di accorata protesta. […] Per questo il paese l’aveva pianta. Angelo aveva sentito negli altri il proprio dolore; poi tutto era finito come nella manifestazione esteriore di un rito.
p. 208
Aveva preso solo una tazza di caffè quella mattina, ed erano già le dieci, come si poteva vedere nel grande quadrante bianco della pendola appoggiata alla parete.