Giuseppe Desś
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 199
Quella notte Valentina sognò Bosa. Dalla foce del fiume che scendeva al mare serpeggiando per la campagna ricca di frutteti e di vigne, vedeva il profilo bruno e diruto del castello Malaspina; ricordava di essere stata felice, giù nei frutteti, o scendendo il fiume in barca, tanti e tanti anni prima; la felicità era un ricordo lontano, sbiadito dal tempo.
p. 200
Tutti i bambini del vicinato andarono a vedere, e stavano a guardarlo ammirati dietro le sbarre del cancelletto di legno, sotto la vigilanza di Valentina.
p. 201
Feliciana, come soleva, tese la mano lunga e gialla.
pp. 201-202
Era magrissimo, con un testone ossuto, e come sua madre era sauro e aveva una lunga stella bianca che dalla fronte gli scendeva fino al muso roseo e morbido, era come lei balzano da tre.
p. 201
Leggeva anche la mano e vedeva nel futuro in concorrenza con le streghe professioniste di Norbio, le protette di san Sisinnio.