Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 196
ldquo;«Sì, mammài,» diceva immaginando di polemizzare con sua madre e ribattere i suoi argomenti «sono lavoratori molto svelti, sono certo che potranno tagliare gli alberi e, allo stesso tempo, innestare gli olivastri»
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Quella notte Valentina sognò Bosa. Dalla foce del fiume che scendeva al mare serpeggiando per la campagna ricca di frutteti e di vigne, vedeva il profilo bruno e diruto del castello Malaspina; ricordava di essere stata felice, giù nei frutteti, o scendendo il fiume in barca, tanti e tanti anni prima; la felicità era un ricordo lontano, sbiadito dal tempo.
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Quella notte Valentina sognò Bosa. Dalla foce del fiume che scendeva al mare serpeggiando per la campagna ricca di frutteti e di vigne, vedeva il profilo bruno e diruto del castello Malaspina; ricordava di essere stata felice, giù nei frutteti, o scendendo il fiume in barca, tanti e tanti anni prima; la felicità era un ricordo lontano, sbiadito dal tempo.
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Scesero di corsa le scale, Sofia afferrò la lucerna e alla luce rossastra apparve il puledrino ancora tutto bagnato, ritto quasi per miracolo sulle lunghe gambe tremanti
p. 199
Quando si svegliò, nella grigia mattina già avanzata, il posto di Angelo accanto a lei era vuoto.