Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
pp. 162-163
Lei rispose al sorriso, con la testa vuota di pensieri, e chinando gli occhi si inginocchiò sulla sedia che qualcuno le aveva messo davanti: l’officiante teneva l’ostia alzata sopra la testa calva, che luccicava alla luce dei ceri.
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L’organo, mentre le voci tacevano, riempiva la chiesa di suoni vibranti. Quando sollevò di nuovo gli occhi, il prete teneva ancora l’ostia alzata. Valentina si segnò tenendo tra le dita la crocetta d’argento del suo rosario di madreperla. […] «Esauditeci, Signore onnipotente e misericordioso…» Il prete ora stava leggendo l’Epistola: «Fratelli miei: che le donne siano sottomesse ai loro mariti come al Signore, perché l’uomo è il capo della donna, così come Cristo è il capo della Chiesa, che è il suo corpo…».
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ldquo;Donna Luisa Loru prese la lanterna dalle mani del cocchiere Fideli, che serviva Antioco Loru ormai da anni, l’alzò per vedere in faccia Valentina, e volle baciarla sulle guance&rdquo
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Il pavimento della chiesa era tutto bagnato e sporto di una poltiglia di neve e di fango nerastro.
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Chiese se volevano davvero unirsi in matrimonio, poi riprese a parlare in modo astratto, invocò il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, invocò la benedizione dell’Onnipotente sui loro figli, fino alla terza e alla quarta generazione, parlò di disgrazie, di morte, di vita eterna, e mentre parlava, senza lasciare il tempo di capire, di raccogliersi, impartì loro la comunione; riprese a parlare, benedisse gli anelli e Valentina porse la mano ad Angelo perché le infilasse la fede. […] Molti si avvicinarono per congratularsi e far gli auguri di Natale.