Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 147
La gente di Norbio ha una percezione collettiva dei fatti individuali, tanto più acuta in quanto è il misterioso risultato di percezioni individuali che si assommano controllandosi a vicenda, per poi di nuovo trasformarsi in una visione individuale e in individuali convincimenti.
p. 148
Ma tutto il suo coraggio era venuto meno quando aveva sentito il rumore delle macchine del mulino e sotto il fumo nero della ciminiera aveva visto il tetto di casa e l’edera che cresceva attorno alle finestre spalancate.
p. 150
Carignosa si fermò sulla soglia, si mise a guardare, annusando con il suo palpitante naso di cane civile, gli occhi color nocciola, umidi, umani. […] La lasciò cadere sul pavimento di pietra grigia, l’annusò accuratamente prima di decidersi a prenderla con aria schifiltosa.
p. 152
Antioco apriva e chiudeva la bocca come un pesce rosso, inghiottiva l’aria con gli occhi spalancati.
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laquo;Questo non lo so» disse Angelo guardando il quadrante ingiallito del vecchio orologio d’argento, con la minutiera che girava svelta, viva come un insetto.