Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
pp. 133-134
Ormai era quasi notte; le montagne si stagliavano meno nette contro l’azzurro cupo.
p. 133
Le poche persone che incontrava la salutavano, gli uomini con un cenno e un brontolìo inintelligibile; le donne con il rituale saluto della sera: «Ave Maria». «Gratia plena» rispondeva Valentina senza rallentare il passo. […] Si segnò, recitò un requiem, poi scese per il viottolo scosceso che portava alla strada campestre.
p. 133
Altra gente continuava ad affluire. […] La gente era sempre in movimento attorno al cataletto sul quale il corpo era stato composto. […] No, non aveva il coraggio di guardare col binocolo, anzi distoglieva lo sguardo, quando la gente si scostava. […] Si segnò, recitò un requiem, poi scese per il viottolo scosceso che portava alla strada campestre.
p. 134
Tuttavia Valentina riconosceva le curve che aveva percorso sempre in pieno giorno, riconosceva persino la forma dei cespugli, ritrovava l’odore acuto della menta piperita e delle erbe aromatiche che crescevano sul greto.
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Valentina si abbandonava fiduciosa a Gavino; Gavino al cavallo. Andavano verso lo squittìo di una volpe.