Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 129
Carignosa si era avvicinata e gli annusava i calzoni di sbiadito fustagno color tabacco. […] Portava il fazzoletto nero dell’eterno lutto vedovile e il vecchio la fascia nera al braccio.
p. 130
Zio Sisinnio Casti e i due figli superstiti avevano molti maiali, erano fra i porcari più ricchi di Norbio, avevano anche vigne e terre da semina. […] Al di là del fiume secco, le rotaie vibravano nascoste tra i cespugli di oleandro e di rovo. […] Stormi di colombi selvatici, pazzi di terrore, passavano bassi su lo spiazzo precipitandosi verso il rombo come pervasi da una volontà di annientamento.
pp. 130-131
laquo;Sparando alla cieca in mezzo allo stormo se ne possono prendere anche quattro o cinque, di colombi» disse il forestiero.
p. 130
Tutti si voltarono a guardare, ma non videro altro che una nuvoletta di fumo azzurrino al di sopra dei cespugli e sentirono l’odore acre della polvere nera.
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laquo;Voglio sparare ai colombi» confermò il giovane pigiando lo stoppaccio con la bacchetta. Voltò il cavallo e fece un fischio a Carignosa.