Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 126
Angelo si voltò sulla sella e la vide sparire tra gli olivi grigiastri dell’altro versante.
p. 127
A Dolores invece, le mani rimanevano nere per via del succo del mallo: il padre e Barbara la sgridavano e Valentina doveva difenderla. Ora anche aveva le mani nere, e inutilmente cercò di lavarle alla sorgente. […] La nuvola era quasi del tutto sparita nell’azzurro; forse così si scioglie il ghiaccio dei laghi, a primavera. […] Gli pareva di essere un sasso posato sul fondo di un piccolo lago alpino che aveva visto nel grande atlante geografico di Don Francesco; ma di veramente reale, nella sua mente, c’era solo il viso di Valentina che mangiava golosamente il gheriglio bianco delle noci fresche e le manine di Dolores sporche del succo verdastro.
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ldquo;Si ritrovò nel viottolo, nel punto di prima, dove aveva visto sparire tra gli oleandri il cavaliere forestiero con il suo lungo fucile a tracolla e la bella donna in groppa. […] Carignosa si era fermata nello stesso punto in cui era quando il morello aveva voltato tra gli oleandri e, come allora, fiutava l’aria e si voltava a guardare Angelo come a chiedergli spiegazione.
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C’era gente nello spiazzo: carri e buoi con uomini e donne, branchi di porci con i loro guardiani, e il forestiero con la donna in groppa sul giovane morello.
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Diede un buffetto al muso nero e umido di Carignosa, andò a riprendere Zurito, gli levò le pastoie, gli sfregò i garretti con una manciata di erba fresca, raccolse il resto delle noci per portarle a Valentina e rimontò in sella. […] In quello stesso istante sbucò fra il verde un vecchio alto e magro e restò lì appoggiato con le mani e col mento a un lungo bastone.