Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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laquo;E vai con Dio» mormorò fra sé richiudendo il portone. Angelo la intravide mentre si segnava e si segnò anche lui, rapido, chinandosi sul collo del cavallo.
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Se, qualche volta, si infilava tra gli oleandri che formavano una parete verde a lato del viottolo serpeggiante, era per riapparire subito dopo. […] Lì Angelo si sarebbe aspettato di trovare una beccaccia.
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Se, qualche volta, si infilava tra gli oleandri che formavano una parete verde a lato del viottolo serpeggiante, era per riapparire subito dopo.
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A un certo punto rallentò il passo e svoltò a destra sparendo tra gli oleandri. […] Appoggiata al tronco del noce, era una lunga canna. Abbacchiò alcune noci fresche e, con l’aiuto di due sassi le liberò dal mallo, le schiacciò, estrasse il gheriglio dalle valve come se aprisse un frutto marino, separò i lobi e, delicatamente, con il suo coltello da tasca, quello stesso ormai consumato che aveva usato fin da bambino, liberò ciascun gheriglio dalla pellicella giallina e amara e li mangiò con gusto facendo crocchiare sotto i denti la polpa consistente e tenera. […] Tutt’intorno la campagna era deserta, silenziosa. Un falchetto si posò su di un albero spoglio, una gazza attraversò con uno strido il fiume. Angelo si voltò sulla sella e la vide sparire tra gli olivi grigiastri dell’altro versante. Zurito passò attraverso il varco di un muretto a secco dirigendosi verso un grande noce fronzuto sotto il quale altre volte avevano sostato. Poco lontano dal tronco liscio e rotondo sgorgava una piccola sorgente.
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Abbacchiò alcune noci fresche e, con l’aiuto di due sassi le liberò dal mallo, le schiacciò, estrasse il gheriglio dalle valve come se aprisse un frutto marino, separò i lobi e, delicatamente, con il suo coltello da tasca, quello stesso ormai consumato che aveva usato fin da bambino, liberò ciascun gheriglio dalla pellicella giallina e amara e li mangiò con gusto facendo crocchiare sotto i denti la polpa consistente e tenera.