Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 122
Avevano pensato tutti a un cacciatore: uno stormo di colombi selvatici sorvolava proprio in quel momento il trenino.
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A un certo punto – dissero poi i toscani – poco prima della chiesetta di San Sisinnio, avevano sentito la fucilata.
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In passato, le antiche leggi isolane facevano ricadere la responsabilità dei crimini sulla comunità intera. Il timore presente non derivava da questo antico senso comunitario, da questa civile responsabilità collettiva, che si era perduta nel tempo, ma piuttosto dalla sfiducia nell’attuale amministrazione della giustizia.
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Lo disse, e intanto pensava alla vallata del Leni e del Narti, ai boschi deserti com’erano sempre nelle giornate di festa, al silenzio vegetale rotto solo dallo sfrascare rapido delle ali dei colombi, dal trepestìo fugace del muflone o di qualche maiale staccato dal branco.
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Lo disse, e intanto pensava alla vallata del Leni e del Narti, ai boschi deserti com’erano sempre nelle giornate di festa, al silenzio vegetale rotto solo dallo sfrascare rapido delle ali dei colombi, dal trepestìo fugace del muflone o di qualche maiale staccato dal branco.