Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
pp. 107-108
laquo;Non mi direte che sparate al volo ai colombi» rise. […] Erano ai limiti del bosco, c’era un tratto di terreno pianeggiante tra loro e la brughiera dove il cane correva a balzi tuffandosi e riemergendo dai cespugli di cisto color tabacco. La lepre sbucò di tra i cespugli puntando quasi in direzione dei due uomini, poi obliquò a destra presentando il fianco. […] La lepre, come se avesse inciampato, si staccò da terra, piroettò in aria e sparì come inghiottita dal terreno. […] Carignosa, che correva sulle tracce della lepre, si fermò di botto, la prese in bocca e corse a deporla ai piedi di Angelo che l’accarezzò a lungo.
p. 107
Fece di nuovo achhh! E le schegge bianche volarono intorno.
pp. 107-108
laquo;Non mi direte che sparate al volo ai colombi» rise. […] Erano ai limiti del bosco, c’era un tratto di terreno pianeggiante tra loro e la brughiera dove il cane correva a balzi tuffandosi e riemergendo dai cespugli di cisto color tabacco.
p. 108
Spinse di lato Zurito e subito dopo, con fracasso di terraglia e clamore di voci, il trenino lo sorpassò sfiorandolo con il suo carico di legna, di sacchi di carbone, di muli e di uomini. I muli erano nel vagone di coda, con le orecchie al vento, irrigiditi dal terrore; gli uomini del vagone di testa agitavano i berretti salutando a gran voce.
p. 108
Teneva le mani nelle tasche pettorali della giacca d’orbace e le sue dita giocherellavano con le ghiande che vi erano rimaste.