Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 103
La miseria della gente non era grande e intollerabile come quella di quasi tutti gli altri paesi di Parte d’Ispi. A Norbio, anche i più poveri, allevavano almeno un maiale che nutrivano di fichidindia delle siepi o con ghiande; e chi riusciva a mettere assieme un branco, lo portava a pascolare nel bosco, dove chiunque poteva fare legna. I poveri raccoglievano rami secchi, si dividevano gli alberi morti. Così anche nella più misera casa di mattoni crudi non mancava il fuoco nelle rigide notti invernali, né un piatto di minestra condita con un pezzo di lardo.
p. 104
Questo scempio avveniva contro la volontà della popolazione di Norbio, contro la legge e contro le esplicite promesse fatte dalla Società per bocca dell’ingegnere.
p. 104
Ma una mattina, nel cortile di casa, sua madre gli mostrò la leggera colonna di fumo nero che si levava di dietro la cima di Monte Homo.
p. 104
Come lo aveva visto Sofia, tutti a Norbio avevano riconosciuto il fumo delle carbonaie, tutti seppero che era cominciato anche il taglio della foresta di Escolca e Angelo leggeva negli occhi dei compaesani un muto rimprovero, come se la colpa di quel che stava succedendo fosse sua. […] Sballottato dal trotto del cavallo, rimuginava tra sé sui boschi di Escolca e Monte Homo.
pp. 104-105
Di dietro la cima della Punta del Vischio che era la più alta di Monte Homo si levava ininterrottamente la densa colonna di fumo prodotta dalle carbonaie.