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autori

Giuseppe Dessì

opere

Il disertore

Paese d'ombre

Giuseppe Dessì

Milano, Mondadori, 1972

Paese d'ombre

Giuseppe Dessì

p. 85
Ad Angelo dispiaceva mettersi al servizio di quella Società mineraria che aveva tanto odiato perché distruggeva i boschi; ma Sofia aveva buoni argomenti.

storia

pp. 85-86
Così la prima volta che vide l’ingegnere gli disse di sì, che accettava di entrare a far parte del personale fisso della Società, come assistente, e con lo stipendio di ottanta lire al mese.

storia

p. 86
Teneva i piedi, calzati di pantofole di velluto verde, raccolti sotto di sé e appoggiati col tacco alla traversa, gli occhi attenti alla lancetta che tremava sul quadrante bianco e pareva tutta tesa nello sforzo di raggiungere a ogni colpo di pistone il puntino rosso che segnava il limite massimo; ma quando la lancetta era lì lì per raggiungerlo, la ragazza allungava la mano e apriva la chiavetta della valvola. Non si era accorta di Angelo, benché i frantoiani lo avessero salutato a gran voce ed egli si stesse avvicinando a lei con gli scarponi chiodati che cigolavano sull’impiantito di pietra grigia: stava attentissima, strizzando gli occhi e serrando le labbra, come se dal manometro dipendesse la salvezza del mondo.

colori

p. 86
La lancetta era sul puntino rosso e Angelo, proprio mentre stava per toccarle il braccio, la vide sussultare in modo che una pantofola le sfuggì dal piede e sarebbe certamente caduta nella vaschetta piena di morchia se Vissente, svelto come un gatto, non l’avesse presa a volo all’ultimo momento.

colori

pp. 86-87
Contemporaneamente Valentina manovrò la chiavetta della valvola e un getto d’acqua oleosa mista a vapore bollente schizzò con un sibilo contro il muro nero.

colori

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