Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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La gente se ne stava lì a guardare l’acqua torbida, con gli occhi fissi, ed erano tutti come affascinati. […] Tutta la gente della piazza si era voltata verso di lui, ma solo alcuni capivano ciò che diceva.
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laquo;È l’ingegnere Antonio Ferraris del Regio Corpo delle Miniere.» […] In realtà l’ingegnere Ferraris si trovava a Norbio con l’incarico di sollecitare la consegna di mille cantara di legna necessari alle Regie Fonderie della zona; e l’Intendente Generale aveva mandato lui perché era un uomo energico, capaci di farsi obbedire. […] La consegna forzosa di ingenti quantitativi di legna durava da più di un secolo. Nel 1740, il Re aveva concesso al nobile svedese Carlo Gustavo Mandell il diritto di sfruttare tutte le miniere di Parte d’Ispi in cambio di una esigua percentuale sul minerale raffinato; e gli aveva permesso di prelevare nelle circostanti foreste il carbone e la legna per le fonderie, costringendo i comuni a vere e proprie corvé e distruggendo così il patrimonio forestale della regione. Lo scempio era continuato anche quando miniere e fonderie, scaduto il contratto trentennale di Mandell, furono gestite direttamente dal regio governo.
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laquo;Quello non è un frate» urlò Feliciano De Murtas dall’alto del suo cavallo nero.
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La folla radunata in piazza era convinta che la proposta dell’ingegnere nascondesse un tranello, ma Ferraris voleva solo aiutarli, e cercava di spiegarlo ad Angelo che gli faceva da interprete.
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Ma il Re, avidissimo dalla miserrima percentuale del 2% che gli spettava per contratto sull’argento e il piombo raffinati, respingeva tutte le proposte di esperimenti innovatori che rischiassero in qualche modo di ritardare il ritmo della produzione.