Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 65
Angelo vide la lepre schizzar via di lato, la vide fare una piroetta per aria, distinse chiaramente per un attimo le lunghe orecchie, il dorso arrotondato e il ventre bianco.
pp. 65-66
Angelo vide la lepre schizzar via di lato, la vide fare una piroetta per aria, distinse chiaramente per un attimo le lunghe orecchie, il dorso arrotondato e il ventre bianco. Il cavallo fece uno scarto, si voltò a guardare con le orecchie puntate. Zio Raimondo parlava per suo conto come se ripetesse il grido di poco prima evocando l’attimo in cui la lepre era scappata di tra le zampe del cavallo. Fece un passo indietro e imbracciata la frusta come un fucile puntò la lepre, che, dopo il salto, s’era acquattata in un solco e lo guardava con i suoi occhi scuri e tondi come acini di uva mora. […] Angelo fece a tempo a vederla ancora una volta, piccola e nera contro il cielo chiaro, come uno straccio lanciato in aria o un uccello sul punto di posarsi.
p. 65
Ora il campo, nella luce del crepuscolo, appariva più scuro: un grande rettangolo di terra bruna diversa da tutta quella che si stendeva attorno a perdita d’occhio.
p. 66
La nuvola sembrava uscire dalla cima di Monte Homo.
p. 66
Girò due o tre volte attorno all’uomo e al cavallo, individuò il punto in cui la lepre era rimasta un attimo accovacciata, poi si lanciò all’inseguimento.