Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 51
Si segnò, entrò svelta nello spaccio e svelta tornò a casa stringendosi al petto il pacco di carta turchina.
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Chi sa cosa pensava di lei la gente chiusa nelle case, la gente che forse dalle fessure delle imposte, dagli spioncini delle porte, la stava guardando mentre si aggirava tutta sola con lo scialletto annodato sotto il mento e quel pacco di sale tra le mani.
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Le gocce cadevano fitte, grosse e pesanti col crepitio secco di chicchi di grandine sulla tettoia della stalla e sulla legnaia, dove i passeri si erano rifugiati. Una gallina ritardataria dalle penne rade e rossicce attraversò il cortile sbattendo le ali, a collo teso.
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Le gocce cadevano fitte, grosse e pesanti col crepitio secco di chicchi di grandine sulla tettoia della stalla e sulla legnaia, dove i passeri si erano rifugiati. Una gallina ritardataria dalle penne rade e rossicce attraversò il cortile sbattendo le ali, a collo teso.
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Sì, lui era contento di avere Balanotti con la casetta e gli olivi che conosceva uno per uno, alcuni giovani, dritti e lisci, altri così grossi che sei uomini non riuscivano ad abbracciarne il tronco.