Gente
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 113
Sei pur bello, mio sardo cielo!... L'animo sdegnoso di Tullio ti chiamò un giorno ingiustamente maligno.... nè per volger di secoli, la tua fama oltraggiata, s'è potuta riparare presso l'opinione degli uomini... Coloro che mai ti videro e che solo nutrono per te l'apatia ed il dileggio, per tale ti reputano tuttavia, e ti corrispondono incessantemente collo snaturato abbandono.
p. 122
Ma noi sardi siamo instancabili in campagna, e la nostra brigatella, dopo breve sosta, era ridivenuta animosa, gagliarda, capace ad affrontare novellamente più dura fatica.
p. 123
Cirillo non aveva mai sparato un fucile! ciò fu per noi motivo a ridere sgangheratamente; si esortò quindi a mettersi alla prova, chè era vergognoso in un sardo non saper sparare.
p. 130
O quanto è penoso il primo distacco nella famiglia d'un Sardo!
p. 160
Volgeva intanto l'anno 1866. Italia avea un'altra volta chiamato i suoi generosi figli a redimere dallo straniero la bella Venezia, e a sciogliere le secolari catene a Roma soggiogata da un Papa-re. - Fu udito per ogni città, per ogni villaggio lo squillo della tromba guerriera; fu veduto accorrere numerose schiere di volontari con il grido unanime di redenzione, con un comune desiderio, con una sol meta. - Italia doveva essere una – dovea esser grande, bella e forte, e assidersi orgogliosa in Campidoglio con ferreo diadema in fronte!