Emigrazione
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 272
Mai come durante quelle traversate notturne si sentiva solo, con un’accorata pietà per se stesso, per la sua gente, per la sua Isola, per il piccolo mondo ben noto, dal quale si allontanava ogni minuto di più. I suoi paesani, contadini e pastori, dormivano per terra nei corridoi o sul ponte. Lasciavano l’Isola attratti da chissà quale illusorio miraggio.
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Tornato a Norbio, andò a cercar lavoro nel bacino minerario dell’Iglesiente dove erano occupati circa quindicimila ex pastori e braccianti agricoli, attratti dal miraggio di un guadagno più facile.
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Tornato a Norbio, andò a cercar lavoro nel bacino minerario dell’Iglesiente dove erano occupati circa quindicimila ex pastori e braccianti agricoli, attratti dal miraggio di un guadagno più facile.
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Partì a piedi con la sua munciglia dove c’era tutto ciò che possedeva, il suo bagaglio di emigrato: un buon rasoio da barba, un pennello di setole, e una scatola di sapone.
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Sante Follesa partì da Norbio nella tarda mattinata di quel 3 settembre 1904 subito dopo aver lasciato Francesco Fulgheri e Angelo Uras.