Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 246
Entro la tinozza della salamoia galleggiavano nell'acqua che pareva coperta di squame di pesce alcune forme di cacio fresco; altre bianche e dure come il marmo stavano su un tavolo strette fra due ceppi.
p. 246
Intanto il sole era tramontato: una striscia cremisi solcava il cielo verdognolo, sopra l'altipiano già quasi nero, e la luna nuova seguita da una stella brillante cadeva come un anello d'argento da cui si fosse staccata la perla.
p. 247
La luce moriva nel vano del finestrino e nella penombra della lunghissima stanza che pareva la stiva d'un bastimento gli oggetti prendevano aspetti fantastici; qualche paiuolo di rame rosseggiava fra le olle nere dell'olio, un sacco di farina d'orzo sorgeva bianco, in mezzo a tutto quel nero, come un fantasma panciuto.
p. 247
Ella non credeva agli spiriti e non aveva paura dei morti né dei vivi; eppure quella sera provava una certa inquietudine: i paiuoli rossi, il sacco bianco, le olle nere, il luccichìo metallico della salamoia, tutto le pareva alquanto strano.
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Mentre la sua agile figurina spariva sull'alto della viuzza, verso lo sfondo lucido dell'orizzonte, dallo sfondo cinereo della strada campestre saliva la figura nera di ziu Remundu.