Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 163
- Che ne sapete voi se io ci vado o no? - gridò il prete dandogli del voi, mentre due macchie rosse gli colorivano le guance.
p. 165
Abbassò le palpebre violacee e parve addormentarsi; ma la sua fronte era lucente di sudore e un tremito gli agitava di tratto in tratto la mano.
p. 167
Dal suo giaciglio il malato vide il vano del finestrino coprirsi come d'una lastra di cristallo verde e una stella, Venere, grande, senza raggi, luminosa come una piccola luna, brillarvi a lungo e tramontare dietro la linea dello sportello.
p. 168
Il dottore sembrava un uomo del Nord, alto e grosso, vestito di un lungo soprabito di orbace con manichini e collo di volpe: un berretto della stessa pelliccia calato fin sulle orecchie confondeva i suoi peli con quelli di una gran barba rossiccia. Due occhietti verdazzurri, or limpidi e infantili, or foschi e minacciosi, brillavano fra tutto quel pelame rossastro come due lucciole in mezzo ad una siepaglia secca. Dopo aver battuto qua e là il bastone come per assicurarsi che il terreno era fermo, egli spinse col piede lo sgabello, vi si sedette pesantemente, e muovendo le grosse labbra rosse come se ruminasse allungò la mano pelosa per tastare il polso del malato.
p. 171
Ma se loro incontravano sempre lo stesso diavolo rosso, io per lo meno ne incontravo dieci o dodici al giorno, neri e rossi e anche calvi o canuti.