Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 152
La camera vasta e bassa con le pareti color terra e il soffitto di assi nere di fuliggine, un tempo doveva aver servito da cucina perché nel centro, sul pavimento di fango battuto, si notavano ancora le quattro liste di pietra del focolare; sarebbe parsa un sotterraneo, senza un filo di luce azzurrognola che penetrava dallo sportello di una porticina che dava sul ciglione opposto al cortile.
p. 152
I lineamenti erano delicati, la fronte alta nascosta sulle tempia da due bande di capelli neri finissimi: sotto la pelle di un grigio azzurrognolo si delineavano le ossa, e le palpebre larghe dalle lunghe ciglia sembravano tinte col bistro.
p. 152
La vecchia gli prese la lunga mano scarna dalle unghie violacee tenute con cura.
p. 157
Giorgio si asciugò gli occhi per non farsi scorgere a piangere, ma anche perché ogni volta che entrava nella stamberga quel bel ragazzetto sano ed agile i cui occhioni neri scintillanti erano come illuminati da una gioia inesauribile, i cui capelli riccioluti e polverosi ricordavano il vello degli agnellini di primavera, egli provava un senso di sollievo.
p. 157
Il servetto vestito con un costume di orbace nero e di saia giallognola gli ricordava la sua infanzia, i luoghi più amati, la salute perduta; inoltre gli era necessario, era l'unica persona di cui egli si fidava ancora e da cui si sentiva amato.