Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 148
Faceva freddo, ma i paesani barbuti e robusti, rossi in viso, con occhi nerissimi e denti candidi, erano vestiti di orbace, di pelli, di saia, con cappotti stretti e cappuccio in testa, e sentivano il sangue scorrere caldo nelle vene: sembravano uomini di altri tempi, e il loro dialetto composto quasi tutto di latino accresceva quest'illusione.
p. 148
Anche dalla fontana, chiusa in una specie di tempietto con un cancello di ferro, le donne imbacuccate come arabe nelle sottane nere, mentre riempivano le loro brocche di creta e strillavano litigando, salutarono la vecchia rivolgendole parole scherzose.
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La piccola vecchia scosse la testa sotto il suo bizzarro mantello nero, e scese lentamente gli scalini.
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Il rigagnolo d'acqua che scorreva giù per la strada era coperto da un velo di ghiaccio, e dai tetti delle casette basse fumiganti pendevano ghiacciuoli enormi simili a stalattiti; qualche rimasuglio di neve scintillava qua e là sugli embrici nerastri e negli angoli ove non batteva il sole, e in ogni sfondo di straducola apparivano le montagne lontane, bianche e nere fra la nebbia che svaniva.
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Finita la messa la vecchia aspettò che tutti se ne andassero e fece in modo d'incontrarsi sotto l'arcata della porta col sacerdote che usciva frettoloso, stretto in un gran tabarro, con le mani dentro le maniche e il viso bianco e lentigginoso d'albino seminascosto da una sciarpa nera.